Dal monte vedo andarsene la mia estate,
il muschio dal terriccio,
e le viole che non ho mai raccolto.
Il caldo si pavoneggia,
sventola raggi e gli ultimi successi.
Scioglie la sua chioma,
mentre divento febbre.
Io obietto,
e mi dimeno nel sudore.
Fisso l’estate
e scivolo come un fiume,
dal monte dei silenzi.
La lascio andare via,
poichè stanca dei pesi denigrati,
dei massi perforati,
dentro giungle oscure.
Rotolo,
e divento un lago.
Percorro a spanne suoni profondi,
e mi distraggo fra cigni bianchi.
Sospiro,
nel loro piumaggio.
Sento l’estate staccarsi da me,
e gelo fra le sue orme.
✒ Poesie di Luce Argentea