Non racconto mai ciò che proteggo sotto la pelle e degli impulsi che respingo per non farla seccare. La scopro con parsimonia, con indugio, perchè se mi denudano in anticipo, poi si stropiccia. L’energia posizionata fra due figure affamate, implode al culmine del loro amore. Quando la febbre sale verticale e si miscela al paradiso. Forse i corpi prendono paura, o non so altrimenti cosa. Formano distanze lunghe, espressioni straniere.
Di colpo ci si fa del male, ci si dimentica con una facilità vergognosa, tanto da chiedersi quale fosse l’emozione rincorsa l’attimo prima. I battiti smettono di tremare, la carnagione diventa rosea senza il bisogno di impallidire. Perchè le amnesie marciano veloci quando non ci si conosce abbastanza. Stazionano tra amanti insicuri che masticano chewing gum di leggerezza.
La pelle è una culla, una casa e non tutti devono sfiorarla. Va concessa alle dita che scorrono con frequenza e ti saziano di un bene sincero. Io, la mia pelle l’ho amata più della sagoma che ricalca, più dell’anima da cui è fatta. La raffiguro con dignità, senza svenderla e se dipendesse da me, la spalmerei sopra gli occhi di chi mi guarda, di chi mi sogna la notte senza stancarsi mai. La tatuerei sopra schiene piegate e tutte quelle braccia che mi hanno stretta. Poi, la staccherei di nuovo per risparmiarle dipendenze. Per non riempirla di firme sbagliate, che alitano una fine.
Ma il volere nostro, non sempre è potere. La materia dei sogni resta fedele al suo luogo di origine. Non si formula in aree deserte, non ha un muro sul quale rimbalzare, ma trasparenza che rovina il pregio delle cose.
Ammetto che ogni tanto la pelle mi brucia, duole e diventa dura come roccia. Mi accusa di non proteggerla abbastanza e si rifiuta di vestire le linee dei pensieri. Considera me una nemica, una nuvola gonfia di rimorsi che smorza la sua luce.
La scossa infusa dalle sue aderenze mi genera un tormento che resta vigile per parecchie ore prima di svanire. Poi si assopisce, rientra nella sua densità, viaggia sconsolata in cerca di un respiro che la difenda.
Perchè la pelle è un organo sottile, docile, che non si lamenta mai. Un’appartenenza dalle misure perfette, che aspetta il suo prossimo turno e chi davvero la merita.
Myself by Luce Argentea